Il vento
sussurra è la storia di un viaggio,
reale e mentale, di tre fratelli di Padstow, che si rivela poi però
come un archetipo della condizione umana stessa. Esso si divide in tre
parti, diverse eppure collegate da un sottile fil rouge esistenziale. Che
si tratti del disperato e contemplativo Nadir,
delle atmosfere pseudo-metafisiche e suggestive di Sogno
di un demiurgo dormiente o della lucente filosofia
di Eden del tempo,
l’itinerario procede con ferite ma non senza arricchimenti, sotto la spinta
di un monologo interiore che si tinge di nuovi spunti ed originalità.
Inframmezzati nella narrazione spiccano ventuno
diversi componimenti poetici, di diversa lunghezza
e vario argomento, ma sempre contraddistinti da quel profumo esistenziale,
quasi zen che pervade l’intera opera. La voce narrante rinuncia ad essere
padrona indiscussa delle pagine ma senza cederle del tutto, celandosi nel
pensiero dei diversi personaggi la cui analisi interiore è portata
avanti nei singoli avvenimenti. Le influenze si spargono nel tempo e nei
generi, andando da Dante
a Hesse, da Kipling
a Tolkien, da
Wilde
a Basho, dalla
Bibbia
a Freud, tingendo
di colori cangianti un disegno comunque non solo legato alle fonti d’ispirazione
ma anche innovativo.